Prefazione al Convegno

PREFAZIONE
di Gustavo Selva
L’Italia: patria di Santi, di Poeti, di Navigatori, di Costruttori. Queste qualità Monsignor
Oddo Stocco le possedeva tutte, essendo nato in una terra fortunata, il Veneto, i cui
figli, da sempre, l’hanno onorata con i loro meriti.
Quando mi è stato chiesto di presentare questo libro ho accettato volentieri anche per
l’opportunità, che mi veniva data, di tornare indietro nel tempo, ai miei anni giovanili e
agli esordi della professione giornalistica cominciata proprio nel Veneto come corrispondente
del giornale cattolico “L’Avvenire d’Italia” di Bologna. Percorrevo la regione
da un capo all’altro, incontravo Vescovi, Parroci, semplici sacerdoti, fedeli. Avvertivo,
in tutti, una grande tensione spirituale e uno straordinario fervore di idee e di opere,
dopo la fine della guerra che aveva portato tanti lutti e tante sofferenze particolarmente
in quella parte del Paese. La mia esperienza e i molti contatti di quel periodo, agli inizi
degli anni cinquanta, mi ispirarono un libro, “Pio X Santo fra la sua gente”, che ebbe
una notevole diffusione e mi incoraggiò a continuare sulla strada intrapresa.
Giuseppe Sarto e Oddo Stocco condivisero la cura d’anime nella stessa parrocchia,
Salzano, il primo nel 1867, il secondo mezzo secolo dopo, nel 1917. E a Salzano, dove
il futuro Pio X fu parroco per nove anni, andai, nel 1954, a raccogliere testimonianze
“destinate a scomparire per sempre” – come notò il Direttore dell’ “Avvenire”, Raimondo
Manzini, nella prefazione al mio libro – alla vigilia della canonizzazione decisa
da Papa Pio XII. Monsignor Stocco mi affiancò un seminarista che mi accompagnò nei
luoghi dove la presenza di Papa Sarto si poteva ancora, direi, toccare con mano. Ho sfogliato
di nuovo quelle mie vecchie pagine ingiallite e vi ho ritrovato le emozioni provate
allora, come il ricordo della signora Fosca Stevanato Zamengo che dalle mani del Parroco
Giuseppe Sarto aveva ricevuto, a 12 anni, la Prima Comunione.
Poi, Monsignor Stocco guidò un folto gruppo di fedeli di Salzano fino a Roma, per la
canonizzazione di Papa Sarto in Piazza San Pietro, domenica 29 maggio 1954. Feci io,
per l’ “Avvenire” e per altri quotidiani cattolici la cronaca di quella memorabile giornata.
Ma con la vita di Monsignor Stocco si incrociarono anche quelle di altri personaggi il
cui ricordo è ancora vivo nella Marca trevigiana e in tutto il Veneto. Parlo del Beato
Andrea Giacinto Longhin, che fu Vescovo di Treviso, di Monsignor Bruno Fraccaro,
parroco di Pederobba, di Monsignor Antonio Mantiero, anch’egli Vescovo di Treviso,
di Monsignor Giuseppe Carraro che, dopo essere stato Ausiliare a Treviso, fu Vescovo
di Vittorio Veneto e poi di Verona. Giovanni Paolo II, in visita a Treviso il 15 giugno
1985, rievocò, fra le altre, le figure di Monsignor Longhin e Monsignor Mantiero che –
disse – diedero “eroici esempi di carità, di coraggio, di fiducia in Dio per difendere la
popolazione da seri pericoli e per venire incontro a gravi situazioni di disagio e di indigenza”.
Un “eroico esempio” fu quello di Monsignor Mantiero che rischiò la vita quando,
nel 1944, andò al comando tedesco di Treviso proponendosi come ostaggio in cambio
della liberazione di un gruppo di fedeli catturati dai nazisti e che con quel gesto riuscì
a salvare da una morte sicura. Una lezione di coraggio che, dopo più di sessant’anni,
nessuno ha dimenticato.
Tutti uomini di fede e di carità, dunque, al cui modello si formarono, nei seminari allora
affollatissimi, intere generazioni di sacerdoti e che contribuirono a mantenere alta
la forte tempra morale delle genti venete.

Alla fine del secolo diciannovesimo e nei primi decenni del ventesimo, il Veneto era
una terra povera, che offriva poche prospettive di lavoro. L’emigrazione diventava, così,
una scelta obbligata. Monsignor Stocco i suoi parrocchiani non li perdeva di vista, manteneva
i contatti anche se si trovavano nei luoghi più sperduti. Partecipava alle loro sofferenze
e, per quanto possibile, li assisteva. I giovani sacerdoti, cresciuti al suo insegnamento,
andavano come missionari in ogni angolo del mondo per evangelizzare e per
aiutare i più poveri, i bambini, gli emarginati. Quell’opera, alla quale Monsignor Stocco
aveva dato un impulso decisivo, continua ancora ma in senso inverso. Sono numerosi,
attualmente, i sacerdoti provenienti dai luoghi di Missione, come l’Africa e il Sud-
America, che svolgono il loro ministero nel Veneto e che, una volta tornati nei rispettivi
Paesi, potranno portarvi, insieme con il messaggio evangelico, le conoscenze acquisite
durante la loro permanenza nel Veneto, non più terra di emigrazione ma di grande sviluppo
imprenditoriale attestato dal “fenomeno del nordest”.
I miei incontri con Monsignor Oddo Stocco risalgono soprattutto al periodo in cui egli,
che nel 1927 era stato Cappellano a Salzano, vi era tornato, alla fine degli anni quaranta,
come Parroco e Vicario Foraneo della Foranìa di Trebaseleghe. Ogni volta si trattava,
per me, di una ricarica spirituale, una spinta ad assolvere i miei compiti giornalistici
con sempre maggiore impegno e determinazione, nel rispetto della verità e
nell’adesione ai valori che la mia famiglia mi aveva trasmesso.
Non mancavo, quando me ne veniva offerta l’occasione, di parlare ai fedeli, che allora
accorrevano in massa alle sollecitazioni del Parroco, della stampa cattolica e della necessità
di sostenerla per affrontare con successo la concorrenza e, diciamo pure, le sfide
della “grande stampa” risoluta a schiacciarla.
Non c’era più Monsignor Stocco a San Zenone degli Ezzelini quando mi invitarono
per una conferenza. La sala parrocchiale era gremita e sul campanile quattro altoparlanti
diffondevano la mia voce sulla piazza e anche più lontano. Era stato forse proprio Monsignor
Stocco a inventare, anni prima, quel sistema per trarre il massimo profitto dalle
iniziative a favore dei giornali cattolici.
Nella Divina Commedia, Dante fa parlare San Pier Damiani, nel XXI canto del Paradiso.
E nel rievocare lo spirito che animava, intorno al mille, la religiosità dei monasteri,
il Santo ravennate ricordava: “Render solea quel chiostro a questi cieli, fertilemente...”.
La Chiesa trevigiana è stata “fertile” nei secoli anche perché a Treviso, come disse Giovanni
Paolo II, “la fede si intreccia, fin dalle origini, con la vita civile della comunità;
fin da quando, cioè, San Liberale fu scelto come Patrono e difensore della fede cattolica,
minacciata dall’eresia ariana”.
Monsignor Oddo Stocco, e altri santi uomini come lui, lo dimostrano.